Bauman: la crisi ai tempi della società liquida

Nella storia nulla è predeterminato; la storia è una traccia lasciata nel tempo da scelte umane molteplici e di diversa origine, quasi mai coordinate

Sconfitta la pigrizia dell’amato sabato mattina, mi sono recato al primo BarCamp organizzato in terra Vaticana da parte di ItaliaCamp, la fondazione che promuove la ricerca e la realizzazione di idee innovative. L’evento ha trattato il tema della crisi e personalità autorevoli hanno dibattuto su come superarla. Il BarCamp è stato aperto dalla Lectio Magistalis del Professor Zygmunt Bauman, il più grande sociologo vivente. Una standing ovation l’ha accolto calorosamente ed un’ovazione ancor più sentita ha salutato il suo prezioso ed autorevole intervento, che naturalmente è stato il leitmotiv della mattina.

Come considerare la crisi globale? E’ una salvezza oppure una dannazione?

Bauman inizia il suo intervento parlando dell’incubo o del sogno che ha avuto sull’Europa, e comincia ricordando il 1648, anno in cui fu firmata la pace di Vestfalia, che decretò la fine della guerra dei trent’anni e pose le basi per la nascita della futura Europa. Gli stati nati da quella pace si basavano sul principio che il governante è un sovrano vero e proprio in grado di poter controllare il proprio territorio da un punto di vista culturale, militare, economico e politico.

Nella società liquida di cui parla Bauman però vi è stato il divorzio da queste sovranità, poiché la globalizzazione ha creato una forte interdipendenza tra tutti gli angoli della terra ed una governance debole all’interno dei contesti locali. Ormai la vita degli Stati risiede al di fuori della portata territoriale e gli Stati stessi non sono più sovrani delle loro scelte, si trovano in uno stato che Bauman definisce di Double Bind, ovvero di contrapposizione tra due forze che spingono in direzioni diverse, ovvero:

  1. L’esigenza dei politici di farsi rieleggere
  2. La finanza che pretende profitti

E’ all’interno di questo scenario che nasce l’attuale crisi politica, poiché i governi non sono più in grado di risolvere i problemi a livello locale e non generano risposte. Il risultato di queste due forze contrapposte si concretizza in un calo della fiducia da parte dei cittadini ed una loro/nostra frustrazione che sfocia, ad esempio, nella formazione del movimento degli Indignados oppure di Occupy Wall Street, genera incertezza e nuovi modi di fare comunicazione (es. Twitter).

Bauman definisce la situazione in cui ci troviamo di Interregno, ossia un periodo storico di transizione in cui c’è disgregazione, non si conoscono esattamente quali siano i modi di agire e come essi possano sostituire i criteri che ci hanno trascinato nella crisi. Il problema non risiede solo nella caduta delle ideologie, bensì nel disincanto.

L’unico modo per transitare verso l’uscita da questo Interregno è rinsaldare il potere e la politica, un compito difficile da quantificare in termini temporali, potrebbe richiedere qualche anno oppure tutto il XXI secolo. Bauman conclude il suo intervento definendo l’Europa un’avventura incompiuta, ferma alla fine dello Stato-Nazione, in grado di uscire dalla crisi solo grazie alla riscoperta dei valori chiave e all’impegno di attori che siano in grado di inventare nuovi modi di vita democratica su una scala globale.

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